(ESTRATTO)
Si tratta di una lesione tipica del cavo orale che si distingue per la formazione di placche biancastre, responsabili sovente dell'alterazione percettiva del gusto dei cibi e di fastidi all'interno della bocca, può essere precorritrice di neoplasie, sebbene questa degenerazione sia piuttosto rara. (trasformazione maligna: 2-5% dei soggetti affetti da leucoplachia) La ricerca di markers cellulari volta al perfezionamento dei criteri diagnostici rappresenta un valido ausilio per prevedere l'eventuale progressione neoplastica della leucoplachia
Unico fattore eziologico dimostrabile e dimostrato è il tabagismo Altri fattori potenzialmente predisponenti:
- Malattie sistemiche (diabete mellito, anemia sideropenia, disfunzioni epatiche, ecc.);
- Allergie a materiali utilizzati per la pulizia orale quotidiana;
- Reazioni allergiche a strumenti utilizzati dall'odontoiatra;
- Abuso di bevande alcoliche;
- Traumatismi di lieve entità ma ripetuti nel tempo;
- Infezioni batteriche.
La leucoplachia orale tende a localizzarsi soprattutto a livello linguale, gengivale, mucoso-labiale e vestibolare. Sono principalmente quattro le linee guida utili a tracciare un completo profilo diagnostico dei pazienti affetti da leucoplachia:
- Aspetto clinico-morfologico: è importante differenziare le placche bianche omogenee, non omogenee o non specificate;
- Presenza/assenza di displasia: la displasia delinea una composizione cellulare anormale, data da anomalie nel processo di replicazione delle cellule. La displasia deve essere distinta in assente/lieve/moderata/grave o non specificata;
- Localizzazione della lesione all'interno della cavità orale: la leucoplachia potrebbe coinvolgere tutto il cavo orale, sola alcune sedi (il pavimento orale o la lingua, per esempio) o, ancora, tutto il cavo orale eccetto lingua e pavimento;
- Dimensioni: la leucoplachia deve essere analizzata anche nelle sue dimensioni riferite al diametro. La placca, infatti, può avere un diametro inferiore ai 2 cm, compreso tra i 2 ed i 4 cm, oppure superare i 4 cm.
La diagnosi definitiva viene tracciata proprio in funzione delle cause patologiche scatenanti: in altre parole, si ricerca, tramite biopsia, l'eventuale agente infettivo, flogistico o traumatico responsabile della lesione. La diagnosi permette di distinguere le varie forme di leucoplachia: Leucoplachia piana omogenea, iperorto-cheratosi (o iperpara-cheratosi), Leucoplachia verrucosa, e Leucoplachia fissurata non omogenea con possibile eritro-leucoplasia. Come abbiamo visto, nella diagnosi definitiva è indispensabile anche la valutazione istopatologica della leucoplachia, in cui s'individua un'eventuale iperortocheratosi, paracheratosi, acantosi o displasia, che potrebbe degenerare - quest'ultima - nelle forme più severe (tumore).
Le terapie volte a curare la leucoplachia sono basate sull'eliminazione degli elementi causali che l'hanno originata; da non dimenticare, comunque, che non sempre è immediato il riconoscimento delle cause scatenanti, perciò anche la scelta della strategia terapeutica più adatta può risultare problematica. Ad ogni modo, non è raro che le forme lievi di leucoplachia regrediscano spontaneamente, senza necessità di terapie particolari; in genere, la sospensione del vizio di fumare sigarette coincide con la regressione spontanea del disturbo.
Ciò non è possibile nelle forme di leucoplachia di tipo medio o grave, in cui il rischio di lesioni displastiche aumenta: a rigor di ciò, l'asportazione chirurgica rappresenta l'unica soluzione supponibile per eliminare definitivamente la leucoplachia.
Ad ogni modo, prima di procedere con la terapia risolutiva, è fondamentale l'attenta valutazione istopatologia, per accertare che la lesione non sia spia di una forma neoplastica maligna.