(ESTRATTO)
In alternativa od in associazione alle membrane numerosi materiali sono stati utilizzati allo scopo di correggere difetti ossei sia in parodontologia, in implantologia o al fine di favorire l’ossificazione di grosse lacune osse.
La possibilità di determinare una rigenerazione ossea dipende dalle caratteristiche di osteoconduttività e di osteoinduttività di questi innesti. Si distingue pertanto il concetto di Osteoconduzione, in cui il materiale innestato funge da sostegno per le nuove cellule ossee fornendo così una intelaiatura sopra la quale può formarsi nuovo osso.
La nostra esperienza si fonda principalmente sull’utilizzo di due prodotti sintetici in associazione o meno a l’utilizzo di membrane essi sono:
- L’idrossiapatite corrisponde al fosfato di calcio tribasico con un rapporto calcio/fosfato di 1.67 uguale al minerale osseo. L’idrossiapatite può essere presente in due forme, una densa ed una porosa. Le idrossiapatiti dense sono ottenute per precipitazione dei fosfato di calcio in soluzione alcalina con successiva asciugatura per 15 ore a 90° e sinterizzazione per 1 ora a 1100°. Le idrossiapatiti porose prevedono un processo analogo ma con miscelazione della polvere di fosfato di calcio con particelle di naftalene o con perossido di idrogeno.
- Il fosfato tricalcico ha un rapporto calcio/fosfato di 1.5 ed una struttura cristallina tipo beta-withlockite. Il fosfato tricalcico è stato una delle prime sostanze alloplastiche utilizzate in parodontologia. Saffire nel 1990 svolse uno studio a lungo termine in cui si concluse che l'osso sostituisce completamente il fosfato tricalcico riassorbito. Le ceramiche al fosfato di calcio si riassorbono inizialmente per dissoluzione nei liquidi organici e successivanente per fagocitosi da parte di cellule mesenchimali.
Una variabile di notevole importanza è la velocità di riassorbimento, la quale dipende dalla concentrazione, densità e porosità dell'innesto. Un riassorbimento troppo rapido può inibire la rigenerazione ossea per sovraccarico delle cellule mesenchimali con possibile necrosi cellulare.
L'innesto di idrossiapatite viene degradato più lentamente rispetto a quello di fosfato tricalcico, per tali motivi, ultimamente stiamo utilizzando un prodotto commerciale costituito per 80% do fosfato tricalcico e per il20% di idrossiapatite, ottenendo confortanti risultati .
La struttura ideale per favorire una ottimale apposizione di tessuto osseo neoformato dovrebbe avere pori di 200 micron, ma le possibilità di creare materiali sintetici con simili caratteristiche sono tuttora limitate.
CASI CLINICI
Primo caso: Paziente maschio di aa.38
Il paziente si è presentato alla nostra attenzione con una recidiva di lesione apicale a carico di 2+ con fistola, su regresso intervento d’apicectomia. Si è concordato di procedere ad una nuova apictomia con innesto di fosfato tricalcico con idrossiapatite 80/20 per favorire la rigenerazione ossea.
Dopo una attenta curettage della lacuna ossea si è asportato e sostituito il sigillo apicale precedente, con uno più vasto ed ermetico.
Quindi dopo aver disinfettato la cavità con una cefalosporina, abbiamo provveduto all’innesto del fosfato tricalcico ed idrossiapatite.
Secondo caso: Paziente di sesso femminile aa.28
La paziente presenta tumefazione in reg. 1-,-1 con mobilità degli stessi el. L’esame Rx. evidenzia rarefazione ossea apicale . Si procede con apicectomia di 1-,-1 e riempimento con idrossiapatite porosa (calcetite).
Terzo caso: Paziente di sesso femminile aa.24
La paziente presenta tumefazione in reg. incisiva inferiore, l’esame Rx. evidenzia cisti odontogena nella medesima reg. si procede ad enucleazione della cisti, trattamento canalare di 1-,-1 ed a riempimento con idrossiapatote.
Quarto caso: Paziente di sesso femminile aa.27
La paziente presentava una grave parodontopatia con una grave atrofia ossea estesa da 1- a -3 confermata dall’esame Rx..
Si è proceduto all’avulsione di 1-,-1,-2 ormai irrecuperabili, si è inoltre costatata l’eccessiva atrofia della cresta ossea residua nella zona delle regresse avulsioni, pertanto abbiamo provveduto dopo lo scolamento del periostio della cresta , ad iniettare in zona sub-periostale l’idrossiapatite. A distanza di alcuni mesi l’esame Rx. evidenzia un buon rialzo della cresta alveolare grazie al conglobamento dell’idrissiapatite nella compagine ossea.
Quinto caso: Paziente di sesso femminile aa.68
La paziente ha già inserito 4 impianti mentonieri con protesi completa inferiore stabilizzata con attacchi.
Si procede all’inserimento di 4 impianti superiori al fine di riprotesizare tale arcata con circolare ceramizzato fisso, affrancando la paziente dall’utilizzo di un vecchio. scheletrito con ganci.
L’inserimento degli impianti in reg. 7+, 5+, +2 non ha creato problemi, in reg. 3+ viceversa, dopo l’apertura del lembo, si è evidenziata, una cresta poco spessa, quasi a lama di coltello. Pertanto per prevenire inestetismi relativi alla costruzione finale del manufatto protesico che sarebbe risultato eccessivamente lungo, sia per favorire un più valido supporto osseo per l’impianto, si è proceduto ad effettuare un intervento split-crest con innesto nell’apertura ottenuta di fosfato tricalcico ed idrossiapatite 80/20.
La paziente è stata rivista ad un mese dall’intervento, l’apertura del lembo ha palesato un notevole ispessimento della cresta in reg. 3+ con la presenza di residui di idrossiapatite e la copertura degli impianti inseriti un mese prima con osso neoformato.
Dalla rx. endorale ad un mese dall’innesto si nota la formazione di osso anche in senso verticale, tale da coprire l’impianto in reg. 5+ e da permettere una corretta distanza d’inserzione dell’impianto in reg. 3+.